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Scienze    e     Tecnologia

LA PRIMA FETTA DI CHEESCAKE STAMPATA IN 3D

Il nuovo modo per cucinare è usare la stampante 3D.I ricercatori ne hanno sperimentato l’uso in cucina creando la prima cheescake in 3D. L’aspetto non è proprio invitante, ma gli studiosi pensano che questo sia il nuovo modo di cucinare. Prima di riuscire a creare una cheescake che riuscisse a reggersi in piedi, gli studiosi hanno dovuto tentare diverse volte. Infatti, sono stati tanti i test fallimentari. La cheescake crollava subito; al settimo tentativo, la fetta di torta è stata degna di essere messa in forno.

L’impasto era composto da biscotti, burro di arachidi, nutella, marmellata di fragole, purè di banana, glassa e sciroppo di amarena. Le stampanti 3D potrebbero velocizzare  le preparazioni delle torte e agevolare il lavoro degli chef. Secondo Blutinger, la tecnologia potrebbe aiutare le persone ad essere più consapevoli delle calorie e dei nutrienti che assumono. L’idea è di abbinare la stampante 3D a un forno laser in modo che tutti possano avere il proprio chef digitale personale. Però non tutti sono convinti che questa stampante avrà molto successo: in effetti alcuni scienziati pensano che potrebbero finire a essere utilizzate solo nei ristoranti perché non molte persone si vedono a stampare cibo 3D nelle loro case. Inoltre le persone stampando il cibo 3D non potranno assumere le fibre e i tessuti cellulari di frutta e verdura o minerali e vitamine. Solo il tempo dirà se lo useremo quotidianamente per preparare i piatti.

GIULIA CARUSO 5^A  NADIA GNOLFO 5^A           GIORGIA MADONIA  5^G

L ‘ intelligenza artificiale ucraina potrebbe aiutare i medici a curare i feriti di guerra

L’ intelligenza artificiale potrebbe aiutare  i medici  ucraini  ad  assistere i feriti di guerra. I ricercatori dell’ Università di radioelettronica  di  CHARKIV  insieme ad alcuni colleghi che si trovano nel Regno Unito stanno sviluppando un sistema basato sull’ IA che può analizzare TAC di ferite da schegge individuando il tipo di materiale e il livello di urgenza per un eventuale intervento.

Dopo un anno dallo scoppio della guerra RUSSO-UCRAINA,  i medici  soccorrono fino a 3 nuovi feriti da schegge al giorno. Una delle principali difficoltà è individuare i piccoli frammenti ed estrarli in modo sicuro. Questo nuovo modello aiuterebbe i medici ad intuire in tempi brevi il livello e la gravità delle ferite dei pazienti permettendo di prendere la decisione migliore. Per stabilire il livello di gravità, l’intelligenza artificiale deve prima di tutto capire che tipo di materiale provoca la ferita. I ricercatori per osservare come può reagire la pelle umana avevano effettuato i test sul tessuto di maiale, simile al nostro. Però questo metodo non ha dato buoni risultati, per questo si sono rivolti a colleghi britannici specializzati nella stampa 3D che rappresentano le diverse parti del corpo. Dopo aver infilato i pezzi di metallo, legno e vetro questi modelli verranno portati in Ucraina per realizzare le TAC e per ottenere le immagini necessarie per addestrare l’intelligenza artificiale.    

Nei migliori dei casi l’intelligenza artificiale sarà precisa al 100 %. Si cerca di stabilire il livello di gravità della situazione, e se il paziente deve essere operato d’urgenza o può attendere. Questo metodo sarebbe di grande aiuto al sistema sanitario ucraino per salvare vite umane.

 

      VIOLA VACCARELLA 5^C          GIORDANA CALI’ 5^C

UN GIORNO SUGLI ALTRI PIANETI. 

 

Un giorno su Urano è di 84 anni, la sua velocità di rotazione al suo asse è di 17 ore 14 min. Un giorno su Mercurio equivale a 176 giorni e ci mette 58 giorni (terrestri) per ruotare sul suo asse, è il più vicino al Sole. Un giorno su Saturno dura 10 ore e 47 minuti come Giove, è un pianeta gassoso. Un giorno su Giove equivale a 9 ore e 55 min,  ha una rotazione più rapida ed è il pianeta più grande. Su Marte un giorno dura 24 ore e 39 min. la sua velocità di rotazione è molto simile a quella della Terra. Su Nettuno un giorno dura 16 ore e 6 min. ed è il pianeta più lontano dal Sole.  Su Venere un giorno dura 116 giorni e la sua velocità di rotazione è di 5,5 km, ci mette 243 giorni per girare sul proprio asse.

Il giorno Sidereo è il tempo che ci mette un pianeta a girare intorno al suo asse. Il giorno Solare è invece il tempo che passa da un’alba a un’altra e corrisponde al tempo che  il Sole ci mette a riapparire nello stesso punto.

Antonio de Luca  5^B  Rossella D’Agata 5^B.

Marte: possibili segni di vita

Il rover  della Nasa  di  recente  ha  trovato  nel  cratere   Jezero alcune rocce con molecole organiche. Ma ora servono accertamenti. C’è vita su Marte? La domanda che noi umani ci facciamo dal tempo in cui l’astronomo Schiapparelli  nel 1877 vide sulla superficie linee che definì canali. Una definizione che in inglese venne tradotta “canali artificiali”, costruiti da qualcuno, perciò nacque il mito dei marziani. Al momento si sa  che su Marte non c’è alcuna civiltà evoluta, ma alcune forme di vita unicellulari, microbi, che potrebbero già esserci state in passato. In questi anni Marte è all’attenzione delle agenzie spaziali.

La prima di tutte è la Nasa che ha mandato diversi rover. L’ultimo ad essere atterrato è stato il sofisticato Perseverance, nel 18 febbraio  del 2021. Si trattava di un vero e proprio laboratorio ambulante, che è alimentato da pannelli solari. Uno dei suoi incarichi è proprio quello di trovare delle tracce di vita. In effetti qualcosa è stato trovato: delle rocce che contengono alcune molecole organiche che secondo gli esperti non implicano necessariamente la presenza di vita. Troppo presto per affermare che effettivamente ci troviamo di fronte a una scoperta rivoluzionaria. Gli esperti, del Jpl della Nasa, precisano che le molecole del genere possono essere prodotte semplicemente da processi chimici.  Si dovranno aspettare dei nuovi studi per capire meglio. Questo tipo di rocce saranno portate sulla Terra in futuro,  dalla missione Mars Sample, il cui è previsto il lancio nel 2027.

Sara Gagliano– Aurora Caruso  5 A

TUTTO PRONTO PER LA MISSIONE JUICE VERSO GIOVE.

SIAMO ANDATI A VEDERE DOVE E’ STATA COSTRUITA JUICE, LA SONDA DELL’ESA CHE STA PER PARTIRE VERSO GIOVE PER ANDARE A SCOPRIRE QUANTA ACQUA C’E’ NELLE SUE LUNE. A BORDO TANTA TECNOLOGIA ITALIANA.

Una rappresentazione artistica della sonda JUICE e gli obbiettivi della sua missione: Giove e i suoi campi magnetici influenzati da tre lune Europa, Ganimede e Callisto.     

I planetologi dell’ ESA ipotizzano che si possano trovare oceani allo stato liquido.

Sta per partire la missione dell’ ESA per esplorare il pianeta Giove e le sue lune ghiacciate. La sonda verrà lanciata il 13 aprile 2024 dalla centrale spaziale di Kourou a bordo del razzo vettore ARIANE 5 che poi verrà sostituito da ARIANE 6, il lancio deve essere svolto entro la fine di quest’anno. Nella fase di partenza di JUICE il momento più importante sarà  l’apertura dei pannelli solari progettati per alimentare la sonda nell’ oscurità del nostro sistema solare.  Sono i più grandi e potenti mai costruiti su una sonda spaziale, sono stati progettati in Italia da Leonardo. Dovranno disporsi correttamente con la giusta angolazione altrimenti la navicella si potrebbe surriscaldare.

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La missione fa parte dell’ESA chiamata COMICS VISION e ha vari obbiettivi.

Il primo è studiare Giove, l’ambiente circostante a esso e il suo campo magnetico.

Il secondo obbiettivo è osservare Europa, Ganimede e Callisto. Si pensa che sotto i loro ghiacci si possano trovare degli oceani.

La missione JUICE servirà a confermare che sotto questi ghiacci si possano trovare oceani per capire la loro profondità, la densità e il grado di salinità. Tutti aspetti fondamentali per valutare se questi ambienti possano contenete forme di vita dice Barbara Negri responsabile del volo umano specifica dell’agenzia speciale ASI.

VIOLA VACCARELLA 5^C  - GIORDANA  CALI5^C -GIORGIA MADONIA5^G- SARA GAGLIANO 5^A

PROXIMA B, IL PIANETA ABITABILE POTREBBE ESSERE AVVOLTO DA UN OCEANO.

Sono passati alcuni mesi dall’annuncio della scoperta di Proxima B, un pianeta relativamente vicino alla Terra e adatto a favorire lo sviluppo  di vita extraterrestre. Le prime osservazioni fatte hanno permesso di risalire alle caratteristiche del pianeta che si pensa sia roccioso ed in grado di ospitare anche ampie quantità di acqua. Tuttavia nuove informazioni sono arrivate al Laboratorio Astrofisico di Marsiglia che afferma di aver rilevato una quantità di prove necessarie a sostenere che Proxima B sia ricco di acqua. Secondo i ricercatori il pianeta potrebbe sembrare ricoperto da un enorme oceano. Gli scenari in realtà sono 2, se il raggio del pianeta è uguale a 5.990 km il corpo celeste potrebbe essere composto da un nucleo metallico ed un mantello roccioso. Tutto sarebbe accompagnato da una quantità di acqua pari allo 0,05%  dell’ intera massa. Una situazione simile alla Terra con mari differenti dimensioni: nell’altra ricostruzione, che prende in considerazione un raggio pari a 8.920 km, la quantità di roccia e di acqua si dovrebbero equivalere e il pianeta Proxima B dovrebbe essere completamente ricoperto da un vasto oceano profondo 200 km. 

Alfio Motta 5°A , Aurora Caruso 5°A

La sfera Giapponese.

La sfera che ci porterà verso lo spazio a prezzi accessibili a tutti.

Nell’Aprile del 2001, il magnante americano Dennis Tito ha pagato circa 20 Milioni di soldi per diventare il primo turista a visitare la ISS, Stazione Spaziale Internazionale, per 6 giorni. Questa esperienza è stata ripetuta da altre sei persone. Le iniziative private di Jeff Bezos o Richard Branson, per raggiungere lo spazio con le proprie navicelle, hanno comportato costi notevoli per i passeggeri.

Lo scopo della startup giapponese IruayaGiten è quello di offrire voli più commerciali, cioè alla portata di tutti. I passeggeri voleranno per raggiungere il secondo strato della stratosfera.

La sfera sarà appesa a un pallone ad elio. Salirà ad un altitudine di 25 km, dal momento che salirà solo alla metà della stratosfera, sarà lontano dalla linea di Karmana quota di 100 km, che definisce il confine dello spazio dall’esterno secondo la Federazione Internazionale.

Tutto sommato i passeggeri voleranno ad un’altitudine maggiore rispetto agli aerei normali, quindi potranno ammirare lo spazio.

Ci vorranno 2 ore  perchè il pallone raggiunga la sua quota stabilita, lì stazionerà circa un’ora prima di scendere.

L’ amministratore delegato KeisukeIwaya, ha detto che i passeggeri non dovranno fare intensi addestramenti o avere le competenze sufficienti per volare su un razzo; inoltre, l’amministratore delegato KeisukeIwaya, ha detto che il razzo è sicuro ed economico e costruito su misura per le persone comuni. Lo scopo dell’imprenditore  è quello di rendere democratico il viaggio verso lo spazio.

Alfio Motta, Sara Gagliano, Aurora Caruso classe 5A    

IL ROBOT JOEY

Il robot che ispeziona(e potrà riparare) tubazioni e fognature

Joey è un  mini robot che pesa 70 grammi.Questo piccolo robot è capace di ispezionare le condutture di acqua, fogne e gas documentando i guasti. E’ alimentato da batterie e riesce a muoversi da solo grazie a una gamma di sensori molto sofisticati che permettono di rilevare pareti, spigoli ed eventuali oggetti che lo possono bloccare. Si muove anche attraverso tubi per affrontare pendenze e terreni fangosi. E’ stato sviluppato dall’ università di Leeds (UK) e si pensa che Joey potràrivoluzionare la manutenzione delle condutture senza bisogno di scavi.Gliscienziati pensano di renderlo capace di effettuare riparazioni.

 

Francesco Marotta e Viola Vaccarella 5c°

ROBOT IMPOLLINATORE

L’aspetto del robot somiglia al seme del dente di leone, che evoca differenti caratteristiche biomimetiche.

Questo seme sintetico è munito di un attuatore morbido, superiore alle sue controparti naturali come sostiene il dott. Hao Zeng, un ricercatore presso l’istituto universitario di Tampere. Il minuscolo robot è stato creato dal dott. Zeng e grazie alla sua leggerezza può facilmente essere sospeso in aria ed essere trasportato dal vento. Il robot viene alimentato e controllato con un raggio laser o un LED. Gli scienziati devono, però, ancora perfezionare il controllo del robot alla luce del sole. Gli specialisti vogliono anche rafforzare la struttura per far si che sia capace di trasportare apparecchi microelettronici come GPS. In futuro, milioni di piccoli robot potrebbero essere sfruttati per trasportare polline e contribuire all’ impollinazione.

Marco Lanzafame  e Francesco Marotta.

Dal Cervello al Computer

             Quando sarà possibile “scaricare” il CERVELLO su un computer?

Ci vorranno anni, ma non è impossibile immaginare un giorno dove le persone potranno tornare a casa e scaricare i ricordi su un hard disk  e verrà chiamato COMPUTER FUTURISTICO.Gli studi sono stati iniziati dagli scienziati dell’Allen Brain Science di Seattle, che sono riusciti a creare una struttura in 3D di tutti i neuroni in un millimetro cubo del cervello di un topo. I ricercatori, all’interno di questo cubetto, hanno contato oltre 100.000 neuroni con più di un miliardo di connessioni tra loro, occupando su un computer 2 milioni di gigabyte di memoria.

Per esempio, anche se prendessimo il computer più potente esistente al mondo  per immagazzinare e analizzare le informazioni contenute in un singolo cervello umano, non basterebbe, poiché ne servirebbero circa tredici.

Marco Lanzafame classe 5°C

Come fare bollire prima l’acqua?

In tempi di crisi energetica, far bollire l’acqua della pasta in poco tempo risparmiando gas o elettricità sarebbe il sogno di tutti. A livello sperimentale ci sono riusciti in un laboratorio del Mit di Boston, dove i ricercatori hanno fatto bollire l’acqua il più velocemente possibile tenendo le bolle… separate: il team ha infatti creato un materiale dotato di alcune micro cavità (distanti 2 millimetri l’una dall’altra) che mantengono le bolle “incastrate” e impediscono che si diffondano sulla superfice dell’acqua.

Bolle ferme

Ma perché tenere separate la bolle aiuterebbe a far bollire l’acqua più velocemente?

I ricercatori spiegano, su Advanced Materials, che se ci sono molte bolle sulla superficie, significa che l’ebollizione è molto efficiente. Se però ce ne sono troppe,  si possono fondere, creando una pellicola di  vapore sulla superficie di ebollizione. Il nuovo materiale creato  al Mit, che mantiene le bolle separate, ne impedisce efficacemente la fusione, è per tanto la creazione della pellicola di vapore. E l’energia è risparmiata.

Luca La Mastra 5C

Che scoperta! Le bolle

Isaac Newton, Robert Hooke e Michael Faraday sono solo alcuni scienziati che si occuparono delle bolle di sapone, in particolare del comportamento della luce. Senza l’intenzione di competere con loro, in un tempo più recente Marina Pasquet dell’ Università di Parigi – Seclaye e i suoi collaboratori hanno ricercato la proporzione perfetta di ogni ingrediente per fare bolle più grandi e resistenti, usando anche degli ingredienti che all’ epoca di Newton non esistevano. Prima di tutto contattarono gli artisti che utilizzano le bolle nei spettacoli. La gente comune miscelerebbe solo acqua e sapone dei piatti ma in realtà non è così facile, ci deve almeno essere un addensante come la gomma di Guar e il glicerolo che è una molecola che si trova nei grassi naturali, alcuni gli mettono anche l’ acido citrico oppure il lievito.

I ricercatori sono partiti da un mix d’ acqua e sapone dei piatti consigliato da Pierre – Ives – Fusier e a questo hanno aggiunto tutti gli ingredienti. Per gonfiarle utilizzarono un compressore che faceva arrivare l’ aria attraverso una cannuccia in modo da avere sotto controllo la situazione. La ricetta ideale è 85,9% d’ acqua, il 4% di sapone, lo 0,1% di gomma di Guar e il 10% di glicerolo. Se non si ha la gomma di Guar si può mettere lo 0,05% di lubrificante, e si può aumentare la quantità di acqua fino al 85,95%.

Con questa ricetta, Pasquet e i suoi collaboratori fecero una bolla dal diametro di 10 cm di diametro rimasta intera per 24 ore e un’altra così grande che poteva avvolgere l’ autrice che pubblicò l’ articolo sul sito online ArXiv. Le bolle, fino ad oggi, continuano a essere un argomento di studio dei fisici per la fisica dei fluidi e delle turbolenze: una ricetta bella, divertente, ma anche utile.

Sara Gagliano 5°A, Luca La Mastra 5°C, Gloria Torrisi 5°B

La scoperta del DNA

Rosalind Franklin, la Foto 51 dell’elica del DNA

Il 28 febbraio  del 1953,settant’anni fa,i biochimici James Watson e Francis  Crick

hanno scoperto la struttura del nostro DNA. Però poche persone sanno che i due

scienziati arrivarono a questa scoperta grazie ad un’immagine a raggi x, la cosìddetta foto 51, scattata da Rosalind Franklin.

Nel 1962 fu assegnata  a loro il  Nobel per la medicina. Nel frattempo  la dottoressa

Franklin era morta con un cancro alle ovaie, e molti scienziati furono vittime delle radiazioni. Il geniale biochimico Watson e il biologo molecolare Crick si erano incontrati nel 1951, ed erano stati incaricati di studiare l’uno lamioglobina e l’altro l’emoglobina, ma a loro interessava solo la struttura del DNA e volevano scoprirla a d ogni costo.

Il Professore Wilkins e Rosalind Franklini lavorarono insieme alla ricerca, con tempi distesi e poco collaborativi.

Invece Crick e Watson, pur di arrivare i primi avrebbero fatto carte false, e lo fecero.Usarono i dati di un rapporto confidenziale mostrato loro segretamente da Wilkins. Usarono un’immagine a raggi X scattata da Rosalind. Fu grazie a quella foto,che scattò loro la geniale intuizione e li portò alla vittoria. Interpretando l’immagine che mostrava i filamenti intrecciati ad elica, costruirono il famoso modello in fil di ferro e cartone che fece storia. Fu la prima rappresentazione della struttura a doppia elica del Dna, sicuramente una delle più importanti scoperte della biologia del Novecento. Solo dopo Crick riconobbe l’ importanza della foto.

Giulia Caruso, Francesco Marotta, Marco Lanzafame,Gloria Torrisi 

Digital Life

Il mondo tra milioni di anni, l’evoluzione dei postumani“da umani a superumani”, esseri artificiali molto avanzati con i quali – se andrà bene – dovremo convivere.

Nel corso dei secoli ci siamo sempre chiesti come saremo tra un milione di anni,ci sono molte ipotesi, anche se, quella ancora attuale  è quella di H.G. Wells, che risale al 1883, dove nel suo saggio “The Man of the YearMilion” immaginava alcuni umani dall’aspetto alieno, con la testa grande e il corpo piccolo. Wells sosteneva che nel futuro remoto la specie umana avrà tre opzioni: estinguersi, dare vita a nuove specie o modificarsi.  Un ricercatore futurologo molto noto, AndersSandberg, all’Università  Oxford,ritiene che l’ipotesi più probabile sia la seguente: l’essere umano in futuro non subirà un cambiamento biologico frutto dell’evoluzione, ma un cambiamento tecnologico, quindi ci renderà “postumani”,ossia intelligenze artificiali supersviluppate che avranno acquisito coscienza di sé e popoleranno la Terra senza l’aiuto dell’uomo. Anche se le future tecnologie saranno tante ed economiche, tali da rendere più intelligenti e più forti gli uomini, non è detto che tutti le utilizzeranno, poiché alcuni rifiuteranno di diventare “superumani”, e vorranno rimanere dei semplici umani. Molte persone si domandano: “perché diventare superumani?”. Moltifuturologi ci spiegano diversi motivi: per diventare più intelligenti, per viaggiare nello spazio via internet o radio, per risparmiare risorse naturali e per essere immortali, perché una volta morti possono scaricarsi in un server e da lì continuare la loro post-vita online; è improbabile se non impossibile che gli esseri umani rimarranno l’unica specie intelligente sulla Terra.

Secondo Sandberg l’intelligenza artificiale AGI, cioè quella capace di capire o imparare qualsiasi processo intellettivo umano, arriverà presto, entro il 2060. Tra un milione di anni l’essere umano vivrà probabilmente in minoranza protetto dalla nuova specie ipertecnologica: saremo come gli Amish di oggi, i quali vivono in alcune parti dell’America adottando uno stile di vita povero e arretrato, protetti dallo Stato come “patrimonio culturale”. Si pensa che la maggior parte delle menti umane diventeranno software: potranno evolvere più rapidamente, i cervelli caricati nei software non mangiano e non bevono, per cui sono molto più ecologici ed efficienti di un corpo fisico. Però presentano uno svantaggio: le menti potranno svanire velocemente se qualche essere umano rimasto si sognerebbe di distruggere i server nelle quali vengono conservati.

Alberto Parisi, Gabriele Torrisi, Marco Lanzafame, Francesco Marotta.

AVATAR, CHE SCOPERTA!

Un ministro- avatar per testare la nuova compagnia digitale. L’Agenzia giapponese per la scienza e la tecnologia ha realizzato un gemello robot di Taro Kono, capo degli affari digitali del Giappone: lo utilizzerà nei prossimi mesi  in  diversi test per valutare le reazioni delle persone agli “ avatar cibernetici “ che col passare degli anni saranno diffusi. I differenti test in programma devono controllare se la popolazione  ha l’impressione  che il ministro si stia rivolgendo a loro e se siano più o meno  sensibili a quanto dice. E controllare se sia accettabile equiparare le azioni di un sosia Hi-Tech a quella del suo analogo  in carne e ossa.

PARTECIPAZIONE A DISTANZA

L’obiettivo dell’esperimento è valutare pro e contro e nuove norme  sociali della società  del futuro, che sarà sempre più libera dai limiti del corpo: invece di spostarci,  potremo far agire a distanza i nostri avatar robotici, o solo digitarli. Più opportunità saranno disponibili per anziani e disabili, che hanno difficoltà a spostarsi, consentendo la partecipazione senza il vincolo della presenza fisica.

Luca La Mastra 5 C – Gloria Torrisi 5 B

Amazon i nuovi pacchi che arrivano dal cielo

Amazon incomincia a fare dei test per consegnare i pacchi con dei droni. Tutto ciò avverrà in Texas e in California. Lo pubblicizza in un post Davide  Carbon, manager di Amazon. Dal 2013 Amazon sta lavorando per la consegna dei pacchi con i droni. E’ da 10 anni che Amazon lavora a dei velivoli autonomi sofisticati. Ma le norme dell’utilizzo dei droni commerciali sono piuttosto severe. L’ultimo drone di Amazon  vola per circa 15 Km, per la consegna il pacco viene calato con un cavo e arriva davanti alla porta del destinatario. 

Il drone è del tutto autonomo, evita gli ostacoli in cielo e in terra e rinuncia alle consegne in base di pericolo. Secondo Amazon renderà le consegne più veloci e ridurrà le emissioni di CO2. Ma il viaggio verso le consegne è ancora lungo. I droni oltre a essere ancora rumorosi devono essere più resistenti alle condizione meteo.

Antonio De Luca, Rossella D’Agata

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