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Bandiere dei Paesi

SOCIETA' e CULTURA

HIKIKOMORI

In Sicilia allarme per centinaia di casi di hikikomori

All’Assemblea Regionale Siciliana un convegno con sociologi, medici, insegnanti e politici e con centinaia di classi collegate da remoto per affrontare il problema. Si dice che sono sempre più numerosi in Italia gli autosegregati in casa, che interrompono i rapporti con i propri coetanei, abbandonano le attività sportive e perfino la scuola. Sono gli hikikomori, termine importato dal Giappone, dove il fenomeno è molto diffuso. In Italia sono oltre centomila. Tantissimi anche in Sicilia “probabilmente  nell’ordine di qualche migliaio" dice Carlo Gilistro il pediatra-deputato regionale M5S, promotore  del convegno che si è tenuto l’11 Aprile 2024 all’Ars. Lo stesso deputato sostiene che spesso abbiamo a che fare con soggetti “invisibili”, che assumono comportamenti non riconosciuti nemmeno dai genitori che gli vivono accanto.

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Sul fenomeno HIKIKOMORI si sono accesi i riflettori all’Ars grazie ad un convegno nella sala “Mattarella” alla presenza di psicologi, sociologi, insegnanti, medici e politici e con centinaia di scuole in collegamento da tutta la Sicilia, grazie all’interessamento del Direttore dell’ ufficio scolastico regionale Giuseppe Pierro. Pierro afferma che è necessario stare attenti ai campanelli d’allarme e aiutare genitori e insegnanti a saperli riconoscere. Bisogna potenziare le campagne di informazione e dare gli strumenti adeguati. Sono diversi i segnali-spia del problema, tra questi spiccano: le frequenti assenze da scuola, l’abbandono delle attività sportive, la ridotta o mancata frequentazione con i coetanei, l’uso di dispositivi digitali, etc... I genitori vanno aiutati e supportati e non colpevolizzati, ad oggi, non c’è alcun riscontro scientifico che afferma che un particolare stile genitoriale faciliti la strada all’insorgere del fenomeno, che si presenta principalmente intorno ai 14 anni fino ai 30.

Sul fenomeno HIKIKOMORI si sono accesi i riflettori all’Ars grazie ad un convegno nella sala “Mattarella” alla presenza di psicologi, sociologi, insegnanti, medici e politici e con centinaia di scuole in collegamento da Altro tabù da sfatare è quello che dipinge gli HIKIKOMORI come dei fannulloni che si isolano per evitare la fatica dello studio o del lavoro. Niente di più falso, perché questi soggetti spesso eccellono nello studio o nel lavoro.

Gli hikikomori hanno semplicemente deciso di non avere una vita sociale perché demotivati o frenati dalla paura del  confronto con gli altri. In Sicilia abbiamo esempi di scuola che hanno fatto affrontare in casa le prove invalsi a ragazzi in ritiri e commissioni che si sono riunite in occupazione degli esami di maturità nel giorno in cui il ragazzo in ritiro volontario si è sentito di uscire da casa. La Sicilia, con l’USR, è l’unica regione d’Italia che si è dotata di 49 operatori psico-pedagogici istituiti in ogni provincia per affrontare il fenomeno-problema. Infatti hanno analizzato 3500 casi di ragazzi e ragazze con diversi problemi. Fondamentale il ruolo della scuola, che però non può fare tutto da sola, non bastano solo i progetti, sono necessarie fare leggi adeguate.

 

Elisa Sanfilippo e Viola Zappalà

MINORE ETAËŠ
MAGGIORE ANSIA

Un malessere che ha contagiato i giovani e anche se coinvolge la “ generazione COVID” ha radici più lontane della pandemia.

L’ ansia, oggi, è una compagna costante nella vita di tanti giovani. C’è chi ha iniziato a isolarsi dagli amici perché non si sentiva a suo agio, chi non riesce a presentarsi a scuola quando c’è il compito di classe. C’è chi fa fatica a uscire all’aperto , tanto da non essere più uscito dalla sua camera. Dopo le restrizioni date a causa della pandemia. Tutto era iniziato prima dell’ arrivo del virus che ha cambiato il mondo. Secondo un rapporto dei Center for Disease Control statunitensi, già nel 2017 il 14 % dei ragazzini soffriva o aveva sofferto di un  disturbo d’ ansia . I motivi del malessere erano già tanti prima del virus, secondo un documento dell’ American Academy of Pediatrics,  vari fattori hanno contribuito all’ aumento dell’ ansia, fra cui le alte aspettative e la pressione per aver successo. A questo si aggiungono, secondo gli esperti statunitensi, la sensazione sempre più diffusa che il mondo sia  un posto insicuro  e minaccioso ma soprattutto l’ uso dei social.

I teenager sono esposti ogni giorno a smartphone e computer per una media di 8 ore e mezzo, tante passate a guardare post e video di coetanei che mostrano vite perfette. I ragazzi con l’ ansia da prestazione, l’ ansia da paura del mondo o quella di esporsi agli altri erano tantissimi. Il covid, poi, è stato un enorme esplosione di disagio. Nicole Racine, psicologa dell’ università di Calgary  ha analizzato i dati di più 80.000 adolescenti durante la pandemia e ha osservato che oggi il 20% ha sintomi d’ ansia. Una recente indagine, su un campione di oltre 5.000 adolescenti italiani, conferma il quadro poco confortante. Stando ai risultati, la maggior parte dei ragazzi si sente spesso triste senza ragione, soffre di sbalzi d’ umore e oltre il 40% ammette di sentirsi spesso ansioso o impaurito al punto da avere la sensazione di non riuscire a respirare. Una vera e propria angoscia, insomma, ben diversa dall’ ansia.

     L’ iperconessione digitale porta a una disconnessione dalle emozioni interagire con gli altri non vedendoli, mettendogli solo like, non aiuta i processi di costruzione della personalità necessari in adolescenza , che chiedono un confronto diretto coi coetanei. Questo viene associato alla mancanza della scuola, che è il luogo principale in cui i giovani imparano a controllare le proprie emozioni, ha provocato un’ ondata di disagio e l’ ansia è un fenomeno più rilevante, e, spesso un sintomo sentinella che nasconde altri problemi. Sono le relazioni con amici e familiari che salvano i ragazzi dall’ ansia. Il ruolo dei genitori è molto importante. Ragazzi non ansiosi si “costruiscono” fin da piccoli.

Esiste l’ ansia di separazione soprattutto tra i più piccoli, la fobia sociale dei ragazzi che non escono di casa. La pandemia ha portato la paura di ammalarsi e far ammalare i parenti. Le alterazioni del sonno e dell’ alimentazione: se i ragazzi dormono poco, troppo o senza orari, se mangiano male o quando capita è bene richiamarli. Anche la stanchezza o al contrario l’ irriquietezza possono essere segni a cui fare attenzione, così come la mancanza di concentrazione. Uno studio condotto su 2.000 ragazzi ha dimostrato che nei casi di disturbi d’ ansia non si ripresenterannò più dopo i 20 anni. Ci si può aspettare che l’ ansia possa  compromette la vita quotidiana e, in certi casi , occorre chiedere consigli allo psichiatra o neoropsichiatra. Si tratta quasi sempre di terapie cognitivo-comportamentali sull’ adolescente, che aiutano a riconoscere e disinnescare i pensieri e le situazioni ansiogene.

 

GIORDANA MANNANICI –CLAUDIA POLIMENI- CHIARA SCHIACCIANOCE

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Recitare fa la differenza tra un ragazzo tranquillo e uno ansioso : una ricerca effettuata dall’università del Michigan ha fatto capire che i giochi improvvisati come il teatro aiutano i ragazzi ad essere meno ansiosi .

ANSIA. Lo studio ha preso in esame 350 ragazzi e ragazze tra i 13 e 17 anni, studenti disagiati in qualche scuola di Detroit ai quali sono state proposte 10 lezioni di teatro d' improvvisazione .

Gli studiosi hanno misurato prima e dopo le 10 lezioni: la loro ansia è diminuita tra chi aveva seguito le lezioni.

Gianpaolo

Quali sono i sintomi
dell’ intelligenza

L’intelligenza è una capacità complessa che coinvolge una vasta gamma di abilità cognitive come  la memoria, l’ attenzione, il ragionamento, la risoluzione dei problemi e la creatività.

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Capacità di apprendimento rapido: le persone intelligenti hanno una grande capacità di apprendimento. Questo  può essere visto nel modo in cui riescono a comprendere facilmente nuovi concetti o a risolvere  problemi complessi.

 

Creatività: le persone intelligenti mostrano creatività che si manifesta in modi diversi, come trovare soluzioni creative.

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Buona memoria: le persone intelligenti  hanno una memoria eccellente, che consente loro di ricordare le informazioni importanti.

 

Pensiero critico: le persone intelligenti mostrano una grande capacità di pensiero critico. Il pensiero critico si manifesta nel modo in cui riescono a valutare le  informazioni in modo obiettivo.

Buona capacità di problem solving: le persone intelligenti hanno una grande capacità di risolvere i problemi in modo efficace. Questo si manifesta nel modo in cui riescono a risolvere in modo approfondito.

 

Buona capacità di comunicazione: le persone intelligenti hanno una grande capacità di comunicazione, che è osservabile nel modo in cui riescono a esprimere le loro idee in modo facile.

 

Buona capacità di attenzione: le persone intelligenti mostrano una grande capacità di attenzione, che si osserva nel modo in cui riescono a concentrarsi sulla loro attività senza essere distratti.

Francesco Sgarlato – Anna Grasso – Viola Zappalà

La tua capacità di lettura potrebbe dipendere dal colore dei tuoi occhi.

In un esperimento si è scoperto che il colore degli occhi potrebbe influenzare la capacità di lettura.

E’ stata creata una classifica in base al colore degli occhi, 25 persone con gli occhi azzurri e 14 con gli occhi marroni.

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E’ giusto pensare che l’evoluzione ci abbia dotato di iridi con pigmentati più scure per una buona ragione.  L’iride piena di melanina conferisce un grado di protezione. Quelli con gli occhi più scuri hanno un’incidenza minore di condizioni come  il cancro e la degenerazione  maculare.

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Claudia Polimeni, Aurora Messina, Nicole Cantarella, Diana Taormina e Viola Di Cara.

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Lo studio è ancora da testare, i risultati confermano la teoria secondo cui  la perdita di pigmentazione dell’iride era un tratto selezionato in alcune popolazioni per migliorare la visione in ambienti poco illuminati.

Tutte le iridi sono formate da una coppia di “Tele” che scuriscono gli occhi. Quando la pigmentazione finisce la propagazione della luce attraverso gli strati dell’ occhio dà all’ iride una tonalità più blu.

PERCHE’ IN PROVINCIA DI CATANIA I NOMI DI MOLTI PAESI INIZIANO CON “ACI”?

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Intorno a  Catania troviamo 9 luoghi pittoreschi, tutti uniti dal prefisso “ACI”. Ma perché all’inizio di questi nove paesi si trova la stessa radice? Qual è la sua origine?

I 9 PAESI CHE INIZIANO CON “ACI” A CATANIA

Da Acireale ad Acicastello, passando da Acitrezza, Aci Sant’Antonio, Aci San Filippo, Aci Catena, Aci Santa Lucia, Aci Bonaccorsi e Aci Platani. Nove paesi tutti con lo stesso prefisso “ACI”. Le nove cittadine sono unite dalla leggenda di Aci e Galatea, che nella Grotta delle Colombe a Santa Maria la Scala ambienta l’amore dei due giovani.

UNA DENOMINAZIONE CHE AFFONDA LE RADICI NEL MITO

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All’origine del nome dei nove paesi del catanese c’è, quindi,  il mito di Aci e Galatea, fonte d’ispirazione per grandi poeti del calibro di Ovidio. Nel tredicesimo libro della Metamorfosi è narrata la leggenda della struggente storia d’amore tra la ninfa Galatea e il pastorello Aci, ucciso da Polifemo che preso dalla gelosia lancia sul giovane rivale la cima di un monte. Gli dei, su richiesta disperata di Galatea, trasformano il sangue del giovane in un fiume, nasce cosi il fiume Aci. Il corpo di Aci si divise in 9 parti, da cui nacquero i 9 paesi dall’ omonimo prefisso.

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I LUOGHI DELL’ IDILLIO

Lo scenario della storia d’amore è la splendida costa ai piedi dell’ Etna, che vede stendersi anche gli altri 9 paesi “Aci”, ciascuno contraddistinto da bellezze particolari e uniche.

Aci Trezza colpisce per il suo panorama mozzafiato e gli splendidi faraglioni; Acireale per gli edifici in Piazza Duomo e le sorgenti termali; Aci Castello per i reperti archeologici e la spettacolare vista sulla scogliera.

Nove terre in cui è facile far risiedere personaggi mitologici e siti in cui si nascondono segreti e leggende, che ancora oggi conservano inalterato il loro fascino.

Viola Di Cara - Diana Taormina

FARINE VOLANTI

Potrebbe ricordare una prova di coraggio vista in tv. Ma non è cosi! Ci troviamo in un laboratorio dell’ Università di Torino e il braccio in foto è di Laura Gasco, insegnante di zoocolture all’ ateneo piemontese. Gli insetti sul braccio sono mosche soldato nere (Hermetiaillucens). La foto rappresenta la voliera di riproduzione, con maschi e femmine, illuminati da una luce simile a quella prodotta dal sole. La docente universitaria dice che sta prelevando i “raccogli uova” in cui le femmine hanno depositato le uova.

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Il fotografo dice di aver fatto la foto per il suo progetto “Zero Hunger”, zero fame, uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. Si è concentrato sull’allevamento degli insetti come cibo per esseri umani e animali per produrre farine proteiche in maniera sostenibile, usando meno acqua, suolo e risorse. Laura si occupa di questi insetti per usare le larve per produrre farine. Le mosche  Soldato sono originari dell’ America, ma ormai sono ovunque. Non si notano da adulte perché vivono pochi giorni e non entrano nelle case. Le larve si trovano in mezzo ai rifiuti lasciati a decomporsi. Così si sfrutta la capacità delle larve di sapersi nutrire di rifiuti.

Giordana Mannanici

A scattare la foto è stato Maurizio Di Pietro, che con questa foto, ha vinto il premio Environmental Photographer of the Years 2023, concorso dedicato all’ambiente e alle sfide del Pianeta.

TEATRO CONTRO L’ANSIA

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