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ARCHEOLOGIA

Tatuaggi sulla pelle delle  mummie egizie: la scoperta agli infrarossi

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La  fotografia agli infrarossi ha permesso di osservare decine di tatuaggi fino a questo momento invisibili sulla pelle di sette mummie egizie vissute circa 3000 anni fa.

Alcuni archeologi, utilizzando degli scanner, hanno scoperto molti tattoo, tatuaggi disegnati sul corpo di mummie egizie di donne, vissute nel villaggio egizio di Deir el-Medina 3000 anni fa. Si suppone appartenessero al gruppo di artigiani che costruirono e decorarono le tombe delle vicine necropoli delle Valli dei Re e delle Regine. I tatuaggi sulle mummie non sono una novità per gli archeologi, ma rappresentano una rarità. Finora erano stati trovati solo su  sei corpi, in oltre un secolo di scavi in diversi siti archeologici. Il lavoro sui resti di Deir el-Medina è iniziato nel 2014, con il ritrovamento di una serie di disegni sul corpo mummificato di una donna. Si tratta non di semplici decorazioni ma appunto di tatuaggi. E’ stato possibile scoprire tatuaggi sul corpo di altre mummie, grazie all’ausilio della fotografia infrarossa, che permette di analizzare i reperti in lunghezza d’onda non visibili ad occhio nudo. Finora si contano un totale di sette mummie tra il 2016 e il 2019.
 

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La mummia più tatuata mostra una trentina di decorazioni in varie parti del corpo. La maggior parte dei simboli sono stati trovati in zone non coperte dai vestiti. Questi tatuaggi farebbero pensare a una donna dedita al culto religioso, forse una guaritrice. Una seconda mummia presenta dei tatuaggi che ricorda un occhio umano, simbolo di protezione nell’antico Egitto, oltre alle sagome di due babbuini seduti ai lati opposti del collo. I disegni sembrano rappresentare il ruolo che  le donne ricoprivano nella società. Inoltre si suppone un’altra ipotesi, ovvero che le decorazioni avevano uno scopo protettivo, o forse una pura valenza estetica. I motivi possono essere diversi, come per noi oggi. Per un’altra mummia, non egizia, che di tatuaggi ne ha sei, i tatuaggi disegnati sul suo corpo avevano a che fare, probabilmente, con la salute, come in un’antica forma di agopuntura.  

 
Andrea Litrico, Giorgia Zuccarello, Mariarita 

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RIPRODOTTA LA VOCE DI UNA MUMMIA DI 3.000 ANNI FA

La voce di una mummia di 3.000 anni fa, appartenete ad un sacerdote egizio,  è stata riprodotta tramite la ricostruzione del suo tratto vocale.  La ricerca è stata condotta dall’università di Londra e pubblicata sulla rivista Scientific Reports. Nesyamun, è il nome della mummia, che da circa due secoli è custodita al museo di Leeds.

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 Si tratta di un sacerdote egizio morto verso i 55 anni, con gengive malate, denti consumati e una mandibola prominente. I ricercatori hanno sintetizzato il suono della sua voce sulla base delle  misure, molto precise, e delle dimensioni del suo tratto vocale, ricavate dalla Tac, che ha mostrato  che i tessuti molli erano rimasti intatti grazie al processo di mummificazione, a una larince elettronica e alla stampa in 3D della larince. Le misure, inoltre, hanno mostrato il tratto vocale di Nesyamun era molto più piccolo rispetto a quello degli uomini di oggi. Dopo la raccolta di tutti i dati, gli studiosi hanno sintetizzato e prodotto il suono della voce appartenente alla mummia.

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Emanuele De Carlo  

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